Chissà se la loro presenza risulta in qualcuna delle migliaia di cartelline plastificate in dotazione allo staff di uno dei moltissimi resort che si susseguono lungo la costa Maya da Cancùn a Playa del Carmen senza soluzione di continuità. Sono messi lì, più per standard che per convinzione. Fanno parte del non detto, del non visto che inevitabilmente si cela dietro a queste organizzazioni para-militari del turismo internazionale. Due canestri, di quelli mobili, scelti a catalogo. Posizionati a una distanza casuale tra loro, in un angolo del campo in erba sintetica per il calcio a cinque.
Il fatto che a nessuno delle migliaia tra ospiti, animatori, cuochi, camerieri, portieri, donne delle pulizie, addetti al taxi, prenotatori di gite, barman, addetti all’allineamento delle sedie a sdraio, giardinieri, idraulici, manutentori specializzati e non, supervisori, di questi canestri importasse meno di nulla, è stato confermato dal fatto che, al momento di immortalarli, l’unica forma di vita presente sul posto insieme all’autore dello scatto fosse un’iguana, tra l’altro prontamente ritiratasi nel tombino antistante l’ingresso al campo non appena intuito il goffo tentativo di ritrarla. Continua a leggere →